Mercoledì, 13 Febbraio 2019 22:44

Il nostro amore continua in CRIBRU

 

40 anni passati assieme, fianco a fianco, amandosi giorno dopo giorno.

Lino ed Errichetta hanno deciso di trasformare il loro amore in qualcosa di più grande, intraprendendo assieme un’esperienza di volontariato che ha contribuito ad arricchire ancora di più la loro vita.

Da allora la Croce Rossa è parte integrante della loro quotidianità, e loro, come coppia che svolge i servizi insieme, sono diventati simbolo di un amore che va ben oltre le fedi nuziali.

«Impiegare il tempo libero a oziare non è mai stato nella nostra ottica, abbiamo sempre avuto bisogno entrambi di muoverci e di “fare”. Così siamo arrivati in CRI… per caso». Inizia così la storia del percorso che ha portato Lino ed Errichetta alle porte di CRIBru, nel marzo 2012.

«Abbiamo iniziato con la frequenza al corso base per volontari, che abbiamo intrapreso spinti dalla voglia di scoprire cosa si facesse in una realtà come quella di Croce Rossa. – ci ha raccontato Lino – La nostra idea era quella di mettere a disposizione il nostro tempo libero per aiutare le persone in difficoltà sotto tutti gli aspetti. Abbiamo da subito provato i vari servizi nell’ambito del sociale, provando emozioni diverse ma sempre molto forti. Poi, nel 2013, è entrata a far parte del grande mondo CRIBru anche nostra figlia Manuela. Abbiamo trovato una grande famiglia che, pur tra le diverse problematiche che ogni comitato può avere, ci ha accolto e sostenuto nelle difficolta incontrate, soprattutto all’inizio; abbiamo incontrato altre coppie che, come noi, avevano sentito il bisogno di condividere questo “mondo”. Ci sono state anche delle difficoltà, perché non sempre è tutto facile! anche adesso, dopo 7 anni, non sempre è facile saper gestire le proprie emozioni! È stato bello iniziare insieme questo percorso poiché ci ha permesso di condividere diverse situazioni e ci ha fatto crescere nella consapevolezza di poter fare qualcosa di utile».

Una vita insieme anche sul fronte lavorativo: «Per 15 anni abbiamo fatto i dirigenti di una società di calcio femminile; dopo, abbiamo iniziato insieme un corso in Protezione Civile e, durante un servizio a una festa a Brugherio, ci siamo avvicinati a un banchetto della CRI. È così che abbiamo scoperto che non è solo ambulanza, ma tanto altro» ci ha raccontato Errichetta. Poi, una decisione che è stata quasi naturale: «Ne abbiamo parlato e, con ancora molti dubbi, abbiamo lasciato la Protezione Civile e partecipato al corso decidendo di approcciare solo i servizi sociali. Lu (e così che Errichetta chiama Lino, ndr), in seguito, è entrato a far parte anche della sala operativa locale per le emergenze. Spesso ci chiedono perché facciamo tutto insieme... Non saprei, forse perché ognuno di noi vive le situazioni con la propria sensibilità, e quello che coglie uno può sfuggire all’altro».

Un grande amore per il sociale, che li ha conquistati già dall'inizio: «Il nostro primo servizio di Unità di Strada resterà indimenticabile: siamo tornati a casa all'una di notte, ci siamo guardati intorno e abbiamo visto le cose che ci circondavano con altri occhi. Può sembrare banale, ma effettivamente ci si rende conto di quanto si possiede; siamo andati a dormire alle 4, avevamo tante cose da dirci, le sensazioni diverse, le difficoltà provate nell’approccio agli utenti. Lui è più “spigliato” e riusciva a dialogare, mentre io ero completamente bloccata dall’emozione. Le stesse sensazioni le abbiamo provate con i servizi nelle case di riposo, durante i quali Lu balla, canta e fa divertire, mentre a me basta tenere per mano i nostri nonnini e ascoltarli».

L'esperienza in Croce Rossa, inoltre, ha permesso loro di scoprire nuovi lati di sé: «Banchetti, raccolta fondi, raccolta alimentare... attraverso questi servizi le cose si sono capovolte: Lu è diventato più timido, mentre io ho iniziato a coinvolgere le persone e mi sono dimostrata una gran chiacchierona». Un comitato che è un toccasana anche per la mente, come ci ha raccontato lei: «A volte mi capita di essere un po’ a terra per problematiche varie, ma se ho un servizio CRI ricarico le batterie e torno a casa pronta ad affrontare le situazioni. Da un anno pensionati (coincidenze? Anche in pensione lo stesso anno!), continuiamo i nostri servizi e possiamo viverli anche con più tranquillità. In ufficio come in CRI, Lu viene un po’ definito "il santo": lui, così calmo, che sopporta questa moglie brontolona e vulcanica; spesso paragoniamo il nostro “modus vivendi tutto-insieme” a un’orchestra: io posso anche esserne il direttore, ma l’orchestra è lui, e l’uno senza l’altra avrebbe difficoltà a esistere».