Martedì, 02 Luglio 2019 21:27

Max Quartarone: 30 anni di volontariato in Croce Rossa

 

Arriva in sede sorridente Massimiliano – per tutti Max –, la sera concordata per questa chiacchierata. Ha da poco compiuto trent'anni anni di presenza in comitato – trent'anni da soccorritore, autista, consigliere e molto altro – e ha celebrato questa ricorrenza con una partecipazione alla fiaccolata di Solferino armato di divisa completa: neanche il caldo lo ha fermato dall'affermare, davanti a migliaia di volontari provenienti da tutto il mondo, il suo legame con Croce Rossa.

Ma andiamo con ordine: trent'anni di Croce Rossa, dicevamo, tutti trascorsi a Brugherio e che hanno preso forma dalla curiosità di un adolescente, che nel 1989 si trovava a passeggiare per la città con il suo papà: «Stavo facendo un giro con mio padre per le strade di Brugherio quando ci siamo trovati a passare in via Italia, dove allora aveva sede la Croce Rossa. Ho visto il comitato e ho pensato che mi sarebbe davvero piaciuto provare a fare il volontario, così sono entrato e mi sono iscritto al corso. Durante il mio primo anno e mezzo non ho potuto fare altro che il centralino non essendo ancora maggiorenne, ma in seguito ho iniziato a uscire in ambulanza e a svolgere diverse attività, come l'accompagnatore della guardia medica e il responsabile della logistica, servizio per cui richiedevano l'aiuto degli studenti universitari per via degli orari flessibili necessari alla ricarica delle bombole e all'organizzazione del materiale sanitario».

I trent'anni di servizio Max li ha compiuti il 13 maggio 2019, giorno del suo ingresso ufficiale in Croce Rossa con il superamento dell'esame da volontario, eppure – nonostante lo scorrere del tempo – ricorda ancora i sui primi servizi, un uomo che doveva essere sottoposto a dialisi per quanto riguarda i trasporti e una signora anziana vittima di malore poco tempo dopo, già in veste di soccorritore.

«A dire la verità ho bene impresso anche il ricordo del servizio più impressionante a cui abbia partecipato, quello di una signora che ha purtroppo perso la vita a causa di un incidente con un camion, ma con lui non dimenticherò mai neanche quello più bello, che ancora oggi mi emoziona: avevo accompagnato il medico di turno a visitare Luca, un bambino disabile costretto sulla sedia a rotelle. Sono passati vent'anni, eppure ho il suo sorriso chiaro in mente come fosse ieri».

 

Avendo cominciato il suo percorso in Croce Rossa così tanto tempo fa, Max ha avuto anche a che fare con gli imprevisti di ogni "inizio": nuovi strumenti, procedure da collaudare, organizzazione delle tempistiche. Sono passati ormai una decina d'anni da quando il comitato è stato fornito del primo DAE, e allora non tutti sapevano utilizzarlo, solo chi era certificato ne aveva le competenze.
«Una sera – ci ha raccontato – in sede è arrivato un uomo dopo una partita di calcetto, cercava il medico perché non si sentiva bene: ha avuto un arresto poco dopo, il medico è riuscito a fermare in tempo l'ambulanza che stava uscendo per un servizio. Io stavo andando a casa, avevo i figli piccoli quindi facevo turni solo serali, ho dovuto prendere il DAE nell'armadio e utilizzarlo per recuperare l'uomo, quasi non sapevamo ancora come funzionasse, ho dovuto richiamare alla mente quel poco che ci avevano detto delle procedure».

 

Tanti anni come soccorritore, quindi, ma non solo, perché Max ha ricoperto anche diversi ruoli dirigenziali, come ci ha raccontato: «Sono stato caposquadra, delegato di area 3, ho fatto parte della Protezione Civile di Croce Rossa e del consiglio direttivo del comitato: si è trattato di un'esperienza faticosa perché imponeva di mettere insieme tante teste e di coordinarle, alla fine non siamo arrivati a termine del mandato a causa di diversi dissapori, ed è stato il momento in cui ho lasciato tutte le attività dirigenziali per tornare a fare quello che all'inizio mi aveva spinto e motivato: il volontario. Alla loro nascita mi sono anche occupato dei Pionieri (quelli che oggi sono i "giovani", ndr), guidandoli fino alla nomina del loro primo commissario». Sarà in ricordo della sua esperienza come responsabile dei giovani che Max è stato anche autista del doposcuola: «Conoscevo un ragazzo che lo frequentava, e che in seguito è diventato volontario di Croce Rossa: credo che questo mi abbia spinto a volermi occupare del servizio».

Anni di dedizione che gli hanno permesso di vedere crescere il comitato e trasformarsi da una piccola realtà a qualcosa di più strutturato: «Ho visto cambiare il comitato, prima eravamo in 40, oggi siamo tantissimi e svolgiamo moltissime attività. Dal punto di vista tecnico i soccorritori sono molto più preparati, una volta uscivamo senza nessun presidio, giusto telo e coperta, poi piano piano abbiamo introdotto l'ambu e ce lo portavamo sempre su in casa. Da quando è nato il 118, poi, le procedure sono molto più definite».

 

Tante scelte di vita e tanti cambiamenti, ma una cosa è rimasta la stessa: il comitato scelto.
Non hai mai pensato di spostarti da Brugherio? «Questa sede è molto più grande e comoda rispetto a quella in cui ho iniziato, quindi ci sono stati soprattutto miglioramenti da allora, inoltre mi son sempre trovato bene con tutti, perciò non ho mai preso in considerazione la possibilità di passare altrove. Dopo l'esperienza faticosa da consigliere ho in effetti pensato di mollare tutto e lasciare la CRI, ma poi ho scelto di mettere da parte solo quel ruolo e di restare come volontario: questo mi ha dato modo di "tornare alle origini" e di apprezzare nuovamente il lato positivo del far parte di questo mondo. E questo mondo, per me, è qui a Brugherio, dove ho conosciuto tantissime persone: stare con la gente mi piace, ed è qualcosa che non cambierei nemmeno oggi. Nel corso degli anni, ovviamente, avrei avuto più volte la possibilità di passare non solo ad altri comitati ma proprio ad altre associazioni: non l'ho mai voluto perché Croce Rossa fa parte di una grande realtà, non locale ma internazionale; mi regala la soddisfazione di fare parte di un'idea condivisa di aiuto agli altri. Croce Rossa è aperta a tutti e a tutte le idee, chiede solo di condividere i sette principi come punti cardine, ma non discrimina e non limita le personalità di chi decide di farne parte».

 

Un mondo che ha dato forma a tutta la sua vita, a partire dalla sfera famigliare: infatti Max ha conosciuto sua moglie proprio qui, molti anni fa, nella vecchia sede; è diventata volontaria qualche anno dopo di lui e lo è rimasta per 10 anni, sposandolo e condividendo con lui il desiderio di offrirsi agli altri.

 

Si è trattato insomma di un percorso lungo, a tratti sicuramente faticoso, ma che lo ha anche molto arricchito – e non solo a livello sentimentale: «Per molti anni ho fatto il monitore di CRI, cioè tenevo i corsi di primo soccorso alla popolazione, ed essendo studente li tenevo principalmente nelle scuole medie. Allora ero molto timido e riservato, e per svolgere questa attività mi è stato insegnato come parlare in pubblico e come esporre le regole alle persone, come preparare le lezioni e gestire le domande: tutto questo mi è servito allora e mi serve ancora oggi nel mio lavoro».

Poi scherza: «In effetti, un lato negativo nel mio aver scelto di diventare volontario c'è stato: mi sarei laureato decisamente prima se non avessi fatto tutti quei turni!».

 

Max ha ricevuto dal comitato due medaglie, in occasione dei suoi primi 15 e 30 anni di servizio: nel secondo caso, la consegna della benemerenza – accompagnata da un attestato – è avvenuta a sorpresa, durante la festa del comitato, per celebrare insieme a tutti i colleghi quest'occasione speciale, a trent'anni dalla decisione di quel ragazzino che ancora non sapeva di essere in procinto di intraprendere un percorso che avrebbe condizionato tutta la sua vita: «Per me è stato importante iniziare a fare il volontario, perché ero molto giovane ed è stata la prima attività che mi sono scelto io: si è trattato della mia prima decisione autonoma, slegata da ogni conoscenza».

Una vera e propria scintilla, quella accesasi in Max quel 13 maggio di trent'anni fa, che ancora oggi fatica a spegnersi, come la fiaccola che questo giugno ha portato per i chilometri che separano Solferino da Castiglione delle Stiviere, per celebrare con tutto il mondo un amore destinato a durare.